Spiegate nel dettaglio tutte le tecniche di vangatura per lavorare in modo perfetto il vostro terreno. Quali procedure di vangatura effettuare a seconda delle condizioni del vostro terreno

Solitamente in natura il suolo viene smosso molto raramente, e di solito questo avviene ad opera degli organismi che ci vivono, ma può essere comunque necessario lavorare il terreno in cui si coltivano le piante per diversi motivi.

Questa particolare operazione infatti è utilizzata per combattere lo sviluppo delle erbe infestanti; per inserire il letame, il compost e altri fertilizzanti; per alleggerire il terreno e in questo modo migliorarne la struttura e permettere ai semi di germogliare e alle radici di affondare nel suolo; serve inoltre per facilitare la penetrazione dell'aria, accelerando di conseguenza il processo di decomposizione umica e la disponibilità di sostanze nutritive.

La vangatura è la più completa e utilizzata forma di lavorazione del suolo poiché permette il rimescolamente del terreno a profondità maggiori.

Viene solitamente eseguita una volta all'anno nei terreni destinati alla coltivazione, e in qualunque superficie destinata per la prima volta alla coltura.

Il momento migliore per effettuare la vangatura è generalmente l'autunno o l'inverno poiché in questo periodo gli agenti atmosferici possono lavorare sulle zolle smosse e frantumarle gradualmente.

Questo processo è particolarmente importante negli appezzamenti pesanti che contengono un'elevata quantità di argilla.

In linea generale comunque, è buona norma non lavorare il terreno quando questo si presenta molto bagnato o addirittura gelato: in queste condizioni infatti l'operazione è resa difficoltosa e c'è inoltre la possibilità di danneggiare.

In quei terreni definiti invece "leggeri" l'esposizione al freddo invernale non è essenziale, considerando che le zolle sono naturalmente friabili.

Per questo motivo principalmente i terreni leggeri possono essere lavorati in qualsiasi periodo durante l'inverno o all'inizio della primavera, a condizione che si lascino successivamente riposare per due o tre settimane prima di procedere con la semina o il trapianto.

Esistono poi tre modalità distinte per effettuare la vangatura, che si caratterizzano per le differenti profondità in cui viene eseguita la lavorazione del terreno.

La Vangatura semplice è di gran lunga il sistema più diffuso: è adatto alla maggior parte dei terreni con profondità normali e che non abbiano un'eccessiva durezza del sottosuolo.

Effettuando una vangatura semplice il terreno viene lavorato fino a una profondità pari alla lunghezza della lama della vanga.

Lungo un'estremità del terreno  si dovrà scavare una trincea profonda esattamente quanto la lama della vanga stessa e larga circa 30-40 centimetri.

Ammucchiare poi la terra estratta lungo l'estremità opposta della zona da lavorare, la stessa verrà successivamente utilizzata per riempire l'ultima trincea.

Ora se durante la vangatura si vuole anche concimare la terra, gettare sul fondo della buca la sostanza organica e interrarla con cura.

Riprendere quindi la vanga e posizionandosi sul lato della trincea, sollevare una palata di terra, e poi buttarla in modo da rivoltarla allo stesso tempo nello scavo. Questa operazione è necessaria per interrare le infestanti annuali.

Le infestanti perenni, come l'agrostide, il dente di leone, il romice, il convolvolo e l'erba castalda, andranno invece estirpati con estrema attenzione considerando che sono in grado di riprodursi anche da un solo piccolo pezzo di radice.

Se si lavora un appezzamento destinato a prato si consiglia di rimuovere lo strato superficiale di erba con la vanga per poi gettarlo nello scavo dove andrà successivamente spezzettato.

Procedere lungo la prima trincea vangando e gettando al suo interno la terra fino a quando non se ne sia creata un'altra, a questo punto si potrà aggiungere ancora un po di letame e ripetere  l'operazione.

Una volta raggiunta l'estremità finale del terreno, si utilizzerà la terra del primo scavo per riempire l'ultimo.

Nel caso in cui l'area sia di grandi dimensioni, è possibile suddividerla in due o più parti lungo la sua lunghezza e scavare il primo fossato in una delle due strisce ammucchiando il terreno all'estremità dell'altra, sullo stesso lato dal quale si è iniziato lo scavo.

Lavorare fino a completare la prima striscia di terreno, quindi ritornare indietro per la seconda fino a raggiungere nuovamente il punto di partenza.

Colmare quindi l'ultimo scavo con la terra del primo. Dividendo l'area in due parti possiamo evitare la dura fase del trasporto della terra da una parte all'altra del terreno.

Vangatura doppia Con questa tecnica il terreno viene lavorato fino alla profondità di due fitte di vanga: è un sistema particolarmente efficace nei terreni che non siano stati mai lavorati precedentemente o in cui il sottosuolo presenta uno strato duro che impedisce il drenaggio e la penetrazione delle radici.

Per effettuare correttamente una vangatura doppia, occorre prima di tutto scavare ad una estremità del terreno un fosso di circa 60 centimetri di larghezza e profondo una fitta di vanga.

Anche in questo caso la terra rimossa deve essere risistemata lungo il tratto che verrà occupato dallo scavo finale.

Nel caso di terreno di grandi dimensioni lo si può dividere in due parti come per la vangatura semplice. Dopo l'estrazione di tutta la terra dalla fossa, dissodare il fondo dello scavo servendosi del forcone fino ad una profondità pari alla lunghezza dei rebbi.

A questo punto è possibile l'aggiunta di composta o letame, interrandoli nello strato più profondo o spargendoli sulla sua superficie dopo averlo lavorato.

Una volta dissodato il fondo dello scavo, procedere allo stesso modo della vangatura semplice lavorando il terreno adiacente e gettandolo nella trincea. Rivoltare con cura le zolle ed estirpare completamente le infestanti perenni.

Una volta che saranno stati gettati nella prima trincea 60 centimentri di terra, se ne sarà creata una seconda e anche il fondo di questa verrà dissodato col forcone.

Ripetere questa procedura fino a quando l'intera area sarà dissodata per circa 50 centimetri di profondità.

Questa procedura rende il sottosuolo molto più friabile senza portarlo più vicino alla superficie: in questo modo lo strato di terreno di superficie, quello più ricco, resta a contatto con le radici giovani delle piante coltivate.

Lo Scasso a scala o a tre fosse è la tecnica nettamente più faticosa e la si dovrebbe utilizzare solamente se si denota che la presenza di una crosta profonda nel sottosuolo costituisce un problema.

Con questo metodo il terreno vieno dissodato fino alla profondità di circa 75 centimetri, ovvero pari a circa tre volte la lunghezza della lama di una vanga, e nel sottosuolo così lavorato è possibile collocare concime.

Anche in questo caso si dovrà suddividere il terreno in due parti nel senso della lunghezza e procedere fino in fondo iniziando dalla prima striscia di terra per poi ritornare indietro con l'altra.

Procedere ora con la scavo di un fossato trasversale profondo una fitta di vanga e largo circa 90 centimetri: ora ammucchiare la terra vicino alla zona esatta in cui si effettuerà l'ultimo scavo.

Dimezzare longitudinalmente il fondo dello scavo e rimuovere la terra dalla parte anteriore per altri 25 centimetri circa. Depositare ora il terriccio all'estremità dell'appezzamento accanto al terreno di superficie ma facendo attenzione a non mescolarli.

Lo scavo sarà ora "a gradini": servirsi del forcone per dissodare la parte più inferiore per una profondità pari alla lunghezza dei rebbi, quindi vangare il terreno dell'altra metà gettandolo sulla striscia già lavorata e servirsi nuovamente del forcone per dissodare la nuova striscia così scoperta.

Utilizzare una cordicella per delimitare un'area contigua alla precedente e larga circa 45 centimetri.

Vangare ancora e gettare la terra di superficie sul gradino formato dal secondo strato di terreno già lavorato nella parte anteriore del primo scavo, rivoltando con forza la terra per estirpare definitivamente le infestanti perenni.

Trasferire ora il secondo strato, quello appena esposto, sulla striscia adiacente già dissodata precedentemente col forcone e senza riporlo, lavorare il fondo del nuovo scavo.

Ripetere questa procedura sull'intera area del terreno. La quantità di terra estratta dal primo fosso verrà utilizzata per colmare l'ultimo.

Sistemazione a porche In terreni molto pesanti questo tecnica di vangatura può rivelarsi molto efficace per la sua caratteristica di esporre una superficie molto più ampia agli elementi.

Per prima cosa suddividere l'appezzamento in due parti allo steso modo dello scavo a scala.

Costituire poi una striscia larga circa 90 centimetri ad una estremità dell'area da dissodare e aprirvi un fosso largo 30 centimetri. La terra andrà ora ammucchiata nelle vicinanze dello scavo finale.

Quindi iniziare la lavorazione procedendo a ritroso: la palata centrale di terra andrà gettata in avanti e capovolta; anche le palate laterali dovranno essere capovolte, ma saranno rigirate verso l'interno in modo da appoggiare contro quella centrale. In questo modo si viene a formare una porca.

Ripetere lo stesso procedimento  lungo la prima striscia, poi formarne una seconda che sarà lavorata procedendo in senso inverso e così ancora fino a quando l'intero appezzamento non sarà sistemato a porche.

Come utilizzare vanga in modo corretto

L'unico modo per apprendere completamente l'arte del vangare è solamente la pratica, ma nonostante questo ci sono regole non scritte che le impediscono di trasformarsi in un lavoro massacrante.

Prima di tutto occorre ricordare che la vanga deve essere tenuta sempre in posizione verticale. Se si effettuano tagli obliqui si raggiungerà una profondità minore.

Affondare la vanga in modo perpendicolare per liberare la zolla di terra e sollevarla con minore sforzo. Non esagerare con le dimensioni delle palate per renderle più facili da maneggiare.

E' molto più veloce lavorare il terreno effettuando molte palate piccole rispetto a farne di più grosse e minori di numero: queste ultime infatti stancheranno il lavoratore molto più rapidamente.

In secondo luogo, vangare poco terreno alla volta ma con una certa regolarità.

Lavorare una striscia di 1 metro al giorno piuttosto di tentare di finire tutto l'appezzamento in un'unica volta.

Infine, vangare il terreno solamente quando lo si può lavorare facilmente, e pertanto evitare assolutamente il gelo invernale, quando è ricoperto dalla neve o se è molto bagnato.

Come usare il forcone nel modo corretto

I terreni molto pietrosi o pesanti sono davvero difficili da penetrare utilizzando la vanga, in questi casi è consigliato servirsi del forcone, un attrezzo molto comune che è anche utilissimo per sistemare il fondo dello scavo nelle tecnica di vangatura doppia e nella sistemazione a porche.

L'impiego del forcone per tutta la durata delle operazioni può tuttavia comportare alcuni svantaggi poiché con questo strumento non si riesce a recidere completamente la vegetazione erbacea di superfice e il terreno leggero tende a scivolare tra i rebbi.

Lo si può comunque utilizzare con ottimi risultati per lavorare il terreno tra una pianta e l'altra, e in primavera per spezzettare la terra quando è rimasta esposta per tutta la durata dell'inverno agli agenti atmosferici dopo una prima grossolana vangatura.

La rastrellatura

Quella della rastrellatura è un'operazione vermante importante di cui tuttavia spesso si abusa. La rastrellatura dovrebbe soprattutto essere utilizzare per livellare il terreno prima della semina, del trapianto o della messa in posa di un eventuale pavimentazione.

Il rastrello è certamente utile anche per sminuzzare le zolle di terra, ma facendone un uso eccessivo può formare una leggera superficie polverosa che prenderà durezza dopo le prime piogge.

Utilizzando troppo il rastrello si tende infatti a riportare molte pietre in superficie.

Come regola generale quindi è preferibile frantumare le zolle con il dorso del forcone, calpestare poi il terreno per consolidarlo, e solamente a questo punto servirsi del rastrello per livellarlo una volta che le particelle sono abbastanza asciutte.

Muovere il rastrello in avanti e indietro con movimenti regolari e di lunga durata, reggendolo in modo tale che i denti sfiorino la superficie ma facendo attenzione che non affondino.

Questo strumento serve anche per ricoprire lievemente i semi dopo che è stat effettuata una semina a spaglio, per colmare i solchi, e infine per raccogliere le foglie e gli altri residui del giardino.

E' possibile fare giardinaggio senza vangature?

Alcuni giardinieri considerano la vangatura come una procedura dannosa per il terreno poiché danneggia l'attività dei batteri e dei lombrichi, e sconvolge in questo modo il naturale equilibrio.

Questo lavoratori "green" preferiscono di gran lunga applicare in superficie spesse degli strati di composta ben matura, letame o torba, e lasciano ai lombrichi e agli altri organismi il compito di trasportare nel suolo queste sostanze nutritive.

La semina avviene direttamente nella composta e vengono applicate le pacciamature solamente una volta che le piante crescono. Questa tecnica è senza dubbio efficace e fa sicuramente risparmiare una grande fatica, ma allo stesso tempo richiede una grande quantità di composta e letame.

La vangatura è certamente molto più faticosa ma è di sicuro molto più economica. Inoltre, alcuni esperimenti provano che nei terreni lavorati fino a 90 centimetri di profondità il rendimento e la qualità di alcuni prodotti sono nettamente di qualità superiore.